Chiedi alla Luna
Chiedi alla luna è la storia di un amore proibito, l’amore tra Ahmad e Sarah. Ahmad è un ragazzo palestinese che ha il privilegio di vivere in una famiglia dalla mente aperta. Sua madre gli ha insegnato a non farsi trascinare da una cultura che grida all’odio e alla violenza e per questo Ahmad ha coltivato dentro di sé valori come il rispetto per l’altro, la tolleranza. Ahmad non odia gli israeliani perché sa che non tutti hanno il pugno armato contro la sua gente, ma che ci sono anche persone che lottano per difenderli e trovare un punto d’accordo tra i loro popoli.
Ahmad sa che in quella terra che tutti si contendono non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, ma che il male s’insidia ovunque, anche tra le sacche più fanatiche del suo stesso popolo. Quando incontra Sara, una colona israeliana, non vede davanti a sé un nemico, ma solo una faccia bella, due occhi grandi e un sorriso che gli fa tremare le gambe. E quando s’innamora di lei fa di tutto per proteggerla e per difendere il loro amore fino a mettere a rischio la sua stessa vita.
Le loro vicende si snodano tra i vicoli luridi dei campi profughi pieni di macerie, di immondizia e le strade trafficate di Gerusalemme, sulle colline pietrose che fanno da sfondo al Muro che circonda la città, tra la moschea dorata di Al Aqsa e il muro del pianto, fino a un campo di mandorli in fiore, che diventa teatro dei loro incontri rubati.
I due ragazzi lottano contro lo spettro del pregiudizio e infrangono leggi non scritte che impongono da che parte schierarsi, fino a quando il destino non li costringerà alla scelta più difficile.
Un libro che pone domande scomode e che invita alla riflessione. Perché nessuno può avere la presunzione di girarsi dall’altra parte.
Incipit
Capitolo 1
Sarah strabuzzò gli occhi e si bloccò di colpo, inchiodando i piedi per terra, con il corpo sbilanciato in avanti.
Davanti a lei, nel punto in cui la collina diventava valle, cominciava un’alta recinzione di filo spinato. Aggrottò la fronte, perplessa.
Aveva corso senza fermarsi lungo la bypass-road e svoltato in un sentiero erboso, fiancheggiato da olivi e disseminato di pietre, sterpi e zolle di terra appena smossa, lo aveva solcato tutto d’un fiato con i suoi piedi leggeri e d’un tratto se l’era trovata davanti.
Ruvida, luccicante, ferale come una bestia in agguato.
Non pensava che anche da quel lato ce ne fosse una, o almeno, che fosse così pericolosamente vicina. In fondo, casa sua era a non più di un tiro di schioppo e poco più su, sulla destra, sventolavano le insegne degli altri insediamenti. Una decina, in tutto, l’uno accanto all’altro, separati solo da un tratto di strada. Era un posto sicuro, quello, o no? Prese fiato e si guardò intorno. Di Morgan nessuna traccia, nè un abbaio, nè un guaito, quasi lo avesse inghiottitola terra. Si voltò indietro. Il sentiero scendeva ripido lungo il fianco della collina, nascondendo alla vista l’area degli insediamenti e più su le torrette di guardia dei soldati.
Erano solo due mesi che viveva in quello spicchio di terra ondeggiante di olivi, ma non si era mai spinta fin lì e fu assalita da un senso di sgomento. Si passò una mano tra i capelli in un gesto nervoso. Tutta colpa di Morgan che aveva scelto quel fresco mattino d’estate per dar la caccia alle farfalle.
Ripensandoci, molto tempo dopo, si sarebbe detta che in fondo quello era stato l’inizio di tutto: Morgan e la sua corsa sfrenata a rincorrere le ali rosso brunite di una sontuosa farfalla. Sì, se rifletteva su tutto quanto vedeva solo questo: un cane, una farfalla e la loro folle corsa nei campi.
“Morgan, Morgan, si può sapere dove ti sei cacciato?” gridò, stordita e lievemente irritata da quell’inatteso, dilagante silenzio che sentiva brulicare intorno a sé, quasi fosse una cosa viva. Solo il canto delle cicale e il sommesso fruscio dell’erba sfiorata dal vento. Nient’altro. Poi lo vide.
O meglio, vide la sua coda fulva che a tratti appariva e scompariva in lontananza, soffocata dall’erba alta e dai cespugli di more selvatiche. Rimase a guardarla con gli occhi socchiusi e increduli e il battito del cuore che accelerava dentro il suo giovane petto. Un solo pensiero a trapanarle il cervello come un lungo chiodo appuntito.
Era dall’altra parte.
Morgan correva e inseguiva i suoi sogni dietro le ali rosso brunite di una farfalla, ma non era più davanti a lei. Era dall’altra parte. Dall’altra parte del filo spinato.