LILIANA D'ANGELO
“Finché avrò voglia di fare scorrere le dita sulla tastiera del mio pc non smetterò mai di inventare storie”
“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”
Marcel Proust
Sono nata a Caserta e vivo in un piccolo paese di provincia con la mia famiglia.
Dopo il liceo mi sono laureata in Lettere moderne alla facoltà di Lettere e Filosofia della “Federico II” di Napoli, dove ho consolidato la mia formazione classica e ho approfondito le mie conoscenze sulla storia moderna e contemporanea. Oggi insegno Storia e Letteratura italiana in un istituto professionale nel casertano, l’Ipssart di Teano.
Dal 2005 sono autrice di romanzi e racconti. Il mio primo romanzo è stato Il profumo delle viole, edito nel 2005 e l’ultimo Cieli d’acciaio, che è stato pubblicato nel gennaio del 2020.
Dopo i libri di fiabe con testi brevi e tante illustrazioni, il primo libro che mi ha fatto innamorare della lettura è stato Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol, dove per la prima volta ho scoperto il fascino dell’assurdo e ho imparato a mettere da parte l’incredulità e a guardare la realtà sotto mille punti di vista. Un libro che mi ha incatenato e mi ha spinto a cercarne altri, per ritrovare le stesse emozioni. Così sono arrivati i miei mitici classici d’infanzia, Robinson Crusoe, che mi regalò mio nonno e dove sulla prima pagina c’è ancora la sua dedica, e poi Piccole Donne, Robin Hood, Il richiamo della foresta, Il corsaro nero e tanti, tantissimi altri.
Libri che mi hanno fatto battere il cuore e che hanno popolato i miei sogni di bambina e adolescente. Che mi hanno insegnato a giocare con le parole e a trasformarle in emozioni. Perché questo è il potere della scrittura. Regalare emozioni.
Gli anni del liceo mi hanno svelato la bellezza dell’arte e le emozioni che è capace di suscitare e quelli dell’università hanno affinato i miei gusti.
Ho imparato a sentire il brivido che può dare un verso o una narrazione, una performance teatrale o una sinfonia. “Ingoia l’arte, falla tua e poi riportala indietro” mi ha detto una volta un giovane assistente in facoltà e io l’ho fatto. Mi sono lasciata attraversare dall’arte e ne ho scoperto la seduzione. E non solo. Ho anche compreso il profondo valore della Storia e della memoria.
Provo una profonda attrazione per le epoche passate, voglio conoscerne l’essenza, le contraddizioni, l’alchimia. Per questo mi piacciono le storie che tornano indietro nel tempo, piene di intrighi e misteri da risolvere, di antichi segreti da portare alla luce. Mi piace indagare nell’animo umano e scoprirne le debolezze e le imperfezioni. Mi piacciono i legami forti e le passioni intense e tormentate. Le soffitte polverose, le campagne sonnolente e i boschi in autunno, le scogliere selvagge, i talismani, le vecchie case custodi del tempo e dello spirito di chi vi ha vissuto.
Scrivere anche per i più piccoli mi diverte. Mi piace guardare il mondo con i loro occhi, sentire sulla pelle le sensazioni di stupore che hanno dentro, immaginare i loro desideri, le paure che li accompagnano. Ogni volta ritrovo la bambina che ero un tempo e lascio che sia lei a guidarmi, solo così riesco a creare l’empatia necessaria, il linguaggio giusto per entrare in sintonia con loro.
Giro spesso nelle scuole dove incontro i miei giovani lettori, li guardo negli occhi e rispondo alle loro curiosità. Non siamo estranei, hanno letto le mie storie perciò è come se ci conoscessimo già, si è creato un legame tra noi, fatto di fili invisibili, di parole ed emozioni. È fantastico. Scopro che hanno opinioni così vivaci e spesso argute sulla trama di una storia, sui personaggi, sui passi che li hanno colpiti di più e su quelli che invece li hanno delusi.
Su tutte le sensazioni che si sono portati dietro mentre leggevano. Le loro menti sono senza filtri, autentiche, di una spontaneità disarmante.
Rivedo in loro gli stessi occhi pieni di meraviglia che avevo da piccola quando leggevo e mi piace pensare che ogni volta che hanno aperto uno dei miei libri, io li abbia presi per mano e portati con me, sulla soglia di quel varco magico che poi abbiamo attraversato insieme.
Perché leggere è divertimento, è bellezza, è libertà.
Io non potrei vivere senza i libri. I libri mi hanno cambiato la vita e me l’hanno salvata. Un milione di volte.
Mi piace creare il feeling giusto con loro e coinvolgerli in quello che fanno, perché la scuola non è soltanto un posto qualunque dove passano parte della giornata, scalpitano dentro i banchi e aspettano il suono della campanella.
È molto di più.
È fare i primi passi nel mondo, è mettersi in gioco, cadere qualche volta e provare a rialzarsi. È imparare un copione non scritto, fare e rifare le prove per essere pronti a calcare il palcoscenico della vita.
Credo profondamente che i luoghi abbiano un’anima e sento una struggente nostalgia per quelli della mia infanzia che adesso non ci sono più o che non sono più gli stessi, perché la patina del tempo li ha cambiati e ormai esistono solo nei miei ricordi.
Da piccola abitavo in una casa minuscola, in cima a una vecchia scalinata che portava a loggia semicircolare e che si affacciava su un cortile spelacchiato. C’era un lungo corridoio dove facevo avanti e indietro col triciclo, pareti che scarabocchiavo con i miei pastelli e col consenso indulgente di mia madre e finestre a strapiombo a cui mi era proibito affacciarmi se non stretta tra due braccia salde.
Cominciai a chiamarla Piccola Casa quando iniziarono i lavori di quella che poi è stata la mia casa per sempre, fino a quando non me ne sono andata. La nuova casa ai miei occhi sembrava immensa e mi colpiva soprattutto perché era completamente vuota, visto che mio padre mi portava a vederla quando ancora era in costruzione e oltre alla polvere, ai calcinacci e all’odore di ruggine e malta, non c’era niente. Nemmeno una sedia per sedersi.
Mi smarrivo in quelle stanze enormi dove risonava l’eco dei miei passi, e salivo affascinata mano nella mano con lui la scala senza ringhiere che portava al piano di sopra, dove dalle finestre entravano il sole e le nuvole, così vicine che pensavo di poterle toccare.
C’è tutta la mia vita là dentro, c’è la mia infanzia che sussurra dietro le mura, ci sono i miei ricordi più cari.
cesare pavese
“Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”.